giovedì, dicembre 22, 2005

Cesare Cantù

Cesare Cantù (1804-1895)
Da Guida al Lago di Como ed alle strade di Stelvio e Spluga, Como, 1847
Già anticamente di qui si passava al Tirolo: molti eserciti vi fecero tragitto: ed il duca Lodovico il Moro, quando fuggiva dall’armi di re Luigi XII viaggiò di qui, e nel piano del Braulio fu sorpreso da una violenta procella. Allora la via, ascesa fin alla valle San Giacomo, piegava, e pel calle del Fraele metteva nella vallata di S.Maria di là dall’Alpi(…)
(…) Al primo uscire da Bormio comincia la strada a prender il monte a lieve salita, e fino ai Bagni piegasi in linee aperte, da cui vagheggi il piano sottoposto, la correntia del Frodolfo e dell’Adda, le valli laterali.
Appena dopo i Bagni varcasi un profondo burrone sopra un ardito ponte che ha il vano di metri ventisei e mezzo, dal quale entrasi in una galleria scavata nel masso a forza di mine. Nell’uscir da quella ti s’è cambiata la scena, e alla vaghezza di luoghi degni del pennello del Loernse, sottentra il tetro ed il grave di Rembrandt. Dagli altissimi dirupi su cui cammini, getti attonito lo sguardo nella forra sassosa, ove basso odi rompersi spumeggiando l’Adda, della quale sulla sinistra vedi il primo sgorgare da un alto foro. Più t’avanzi e più si fanno ignude le spalle de’ monti, scabre, sovente a picco sovra il precipizio.

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