mercoledì, agosto 01, 2007

Il passo del Muretto itinerario di montagna e di fede

Era da tempo che desideravo salire fino al passo del Muretto, il valico della Valmalenco che dalla dolce piana di Chiareggio giunge fino al Maloja, dividendo il gruppo del Bernina da quello del Disgrazia. La curiosità era nata da tante citazioni, storiche, alpinistiche e anche di vita vissuta. E' infatti uno di quei passi alpini usati dai contrabbandieri negli anni cinquanta e sessanta, prima che il boom economico e quello turistico mettessero fine con gli anni settanta a questa discussa forma di economia di sussistenza e alle tragedie degli spalloni.

La curiosità è stata accresciuta da un progetto sul quale avevo lavorato a lungo durante l'inverno, vale a dire un lavoro storico sul periodo della Dominazione dei Grigioni in Valtellina. Il passo del Muretto era infatti la via più breve tra Coira e Sondrio, tra la capitale del libero stato delle Tre Leghe e il capoluogo di quella "terra suddita" che aveva occupato.



Già in primavera eravamo saliti fino all'Alpe Oro, uno splendido balcone panoramico sul ghiacciaio del Ventina, ed avevamo ammirato una fioritura di crochi che imbiancavano i prati. Erano quelle calde giornate di aprile che ci facevano presagire e temere un'estate torrida, dopo un inverno fin troppo mite.


Finalmente un giorno di fine luglio è arrivata l'occasione giusta. Alcuni amici organizzavano la salita al passo per ricordare l'arciprete di Sondrio Nicolò Rusca, rapito da una banda di soldati grigioni che lo condussero a Thusis dove morì sotto tortura nel 1618, lo stesso anno in cui scoppiò la tormentata guerra dei Trent'anni, ultima grande guerra di religione che sconvolse le campagne di mezza Europa.

La salita al passo è stata piena di suggestioni. Guardavo la strada che si snodava nel bosco salendo con dolci tornanti, il panorama grandioso dei ghiacciai, il cielo terso di una fredda giornata di fine luglio, fine luglio proprio come quando Nicolò Rusca salì il passo legato ad un mulo per recarsi al martirio. Dopo l'Alpe Oro il sentiero si stringe: la strada militare lascia il posto alla vecchia strada commerciale. Sopravvivono in alcuni punti dei tratti di selciato, coperto troppo spesso purtroppo dalle frane e dalle slavine che si staccano d'inverno. L'incuria moderna ha fatto il resto... e pensare che il passo veniva utilizzato anche in inverno.


Altra suggestione. Due anni dopo Rusca anche il pastore evangelico Jürg Jenatsch percorse la stessa strada con la bella moglie Lucia, uccisa durante il Sacro Macello, caricata sulle spalle per seppellirla in terra grigiona; quello stesso Jürg Jenatsch che le ricerche storiche avviate per la causa di beatificazione dell'arciprete Rusca hanno accertato essere uno dei suoi aguzzini.

L'arrivo al passo è stato faticoso, non mi ero più allenata dopo aprile. Qui un vento gelido, che spazzava il cielo da nord mi ha ricordato che eravamo vicini ai 2600 metri. Mi sono accoccolata al riparo di un sasso e fatta scaldare dal sole del mezzogiorno. Ed è qui che don Saverio Xeres ha ricordato la vicenda di Nicolò Rusca, è qui che lo abbiamo ricordato anche noi con una preghiera.