domenica, marzo 23, 2008

La tèra perduda: poesie su S.Antonio Morignone

A più di vent’anni di distanza ha ancora senso parlare della calamità che ha investito la Valtellina nell’estate del 1987? A che serve ricordare S. Antonio Morignone e Aquilone due paesi sepolti dall’immane frana della val Pola? I turisti frettolosi che risalgono la valle si accorgono sì e no dello squarcio che ancora si vede tra una galleria e l’altra… e anche alcuni opinionisti locali preferirebbero che si dimenticasse.

Ho avuto modo pochi giorni fa di parlare al telefono con don Remo Bracchi, e di ricevere poco dopo un’email toccante: queste poesie sono state scritte per non dimenticare, perché venga conservata e trasmessa la memoria di un disastro in cui c’è gente che ha perso molto e qualcuno che ha perso tutto. Quindi ben vengano iniziative che ricordino ai giovani quello che successe, che trasmettano la memoria della tragedia.

Qualche sera fa, parlando su ICQ con l’amica di Cepina che mi aveva prestato il libro per il lavoro che stiamo facendo, mi sono davvero commossa sentendola ricordare l’amica Raffaella, che assieme ai marcin de Culïon (i bambini di Aquilone), è stata sepolta dalla frana a soli 20 anni. E anche sentirle raccontare il panico della notte dell’alluvione: “non ho mai avuto così paura in vita mia”. No, non è giusto dimenticare.